sabato 19 aprile 2014

Si tirano (quasi) le somme.

A pochi mesi dal rientro in Italia: in tutta sincerità, chi è rimasto più o meno deluso da quest'esperienza? *alza la mano*



In tutta onestà credo che nessuno di noi debba definirsi 'deluso'. Mi permetto di parlare della mia esperienza, perché sarebbe ingiusto e poco consono avvalermi di quella di qualcun altro: sto per terminare un annuale in uno dei paesi che non erano esattamente 'in cima' alla mia lista. Ho imparato una lingua che non mi servirà certamente nell'immediato e che non si può definire certo 'popolare' o 'diffusa'. Ho sofferto la lontananza dall'affetto della mia famiglia, dei miei amici e dai miei luoghi, che, per quanto possa sembrare banale e sciocca come cosa, personalmente ritengo che abbia comunque un certo peso. Ho perso in malo modo la persona di cui ero innamorata (anche se ora, dopo tutto, ne sono felice), ho vissuto momenti angosciantissimi in cui ero abbandonata a me stessa. Mi hanno derubata, quasi stuprata, minacciata e sparlata per mesi; ho sofferto di disturbi alimentari per colpa di commenti poco carini, la mia famiglia ospitante e la scuola belga certe volte mi hanno fatta letteralmente impazzire, senza contare che di amici belgi non ne ho esattamente a dozzine né in maniera estremamente stretta, ma nonostante tutto non posso definirmi 'delusa'.
Pensavo che avrei avuto un'esperienza perfetta, che tutto sarebbe andato bene e che sarei stata la tipica tipella nei video di AFS. Non è andata esattamente così: non ho avuto un'esperienza facile, ma proprio per questo sono fiera di me, per aver resistito, per essere ancora qui, nonostante tutti questi problemi e queste difficoltà. Sono fiera di me che nonostante tutto sorrido ancora quando splende il sole e questo posto assume improvvisamente una bellezza tutta sua, sono felice quando mia madre mi abbraccia senza motivo e mi presenta come "la figlia italiana", sono felice quando vedo che ci sono persone che a migliaia di chilometri si sentono e mi dimostrano di essere comunque vicine a me e mi vogliono realmente bene. Queste sono le mie soddisfazioni: aver imparato ad apprezzare il posto da cui provengo, la mia cultura, il mio Paese, che prima magari schifiavo. Aver imparato a cavarmela da sola, ad inventarmi e scoprimi ogni giorno. Sono fiera di essere diventata grande e mi rendo conto che senza quest'esperienza, senza il Belgio, io non sarei mai potuta arrivare a tutto questo, non a 17 anni.
Credo che ognuno di noi, nonostante le cose negative, che certamente ci saranno, debba concentrarsi su quanto di bello è capitato e quanto alla fine è riuscito ad imparare: scoprire non è una scoperta dei posti, quanto in realtà di se stessi. Un giorno, probabilmente molto preso, ci mancherà tutto questo ed è per questo motivo che dobbiamo imparare ad apprezzare quello che ci capita, in qualsiasi situazione.


Volevo copiarvi qui questa piccola conversazione/papiro, era da un paio di giorni che cercavo di scrivere un post con questa riflessione (senza particolare successo), ma credo che in questo modo abbia risolto il problema... no? ;)
Un bacione a tutti,
Dal Belgio,
Elisa!



lunedì 7 aprile 2014

Countdown mode: ON (again)

Il fatto che io mi ritrovi a scrivere puntualmente di notte non è affatto una novità, chi ha letto alcuni dei post precedenti lo sa benissimo. Era da diverso tempo che non scrivevo ed è proprio per questo che, adesso che ci sono le vacanze di Pasqua e ho un po' più di tempo libero, ci tenevo ad aggiornare un po' il blog. Ma andiamo a noi...
Qualche giorno fa ho ricevuto un'email da AFS con le informazioni utili circa il rientro in Italia ecc, ecc... Un'email tristissima in sostanza, il cui unico risultato è stato quello di mettere tanta, tanta, tantissima ansia. 
"Il tuo programma in Belgio Fiammingo è ormai quasi al termine...": non posso credere che io abbia ancora soltanto 97 giorni e poi sarà tutto "gedaan" (conluso). Sembra ieri che tra una lacrima e l'altra arrivavo insieme a tutti i "tipelli" italiani a La Foresta (Hogwarts) per la prima volta... Quel 23 Agosto non avevo la minima idea dell'esperienza che stava per cominciare e se ripenso alla ragazza un po' spaesata e terribilmente spaventata che ero, provo una grande tenerezza.
Sono cresciuta tanto in questi mesi, ho imparato tantissime cose: prima tra tutte ho imparato a cavarmela da sola, a sopravvivere, ad adattarmi e a scoprirmi ogni giorno. Al campo iniziale durante i vari workshops i volontari ci avevano chiesto perché avessimo deciso di partire e io, su due piedi, avevo risposto che era stato principalmente per curiosità ed intraprendenza; ma una ragazza di Hong Kong, Lowell, aveva detto così: "I left to find out myself, who really I am".
Nel corso di questi mesi ho pensato spesso a questa frase, perché anche io in un certo senso, come lei, ero alla ricerca di me stessa. Non dico che, quando fossi partita, non  ne avessi una certa (vaga) idea, ma credo che solo quando ti spogli di tutte le convenzioni, quando ti ritrovi veramente faccia a faccia con le tue paure e i tuoi peggiori timori, solo allora puoi capire veramente chi sei. E dopo sette mesi lontana, finalmente sento di poter dire che una delle cose principali che quest'esperienza mi ha donato non è stata la lingua o i (pochi) rapporti instaurati con le persone del posto: io ho scoperto me stessa, ho trovato la mia "verità", e questa rimane e rimarrà sicuramente una delle mie soddisfazioni maggiori.
Rivedo le foto scattate fino ad ora e - specialmente delle prime - penso: "Questa ero io, sì proprio io, Elisa... ma adesso sono così diversa! Sono un'altra Elisa... ma sempre io". Un po' mi aspettavo questa metamorfosi, già nel primo videoblog dicevo che probabilmente a fine esperienza sarei stata una persona completamente diversa, ma più che "totalmente cambiata" io mi sento "evoluta", maturata ecco. Mi sono successe tante di quelle cose, ho passato tante di quelle difficoltà, essenzialmente da sola, che tutto questo non ha fatto altro che cambiare la mia visione di me. Adesso mi sento abbastanza forte da poter affrontare il mondo intero, so che ne sarei capace, e sono fiera di tutto quello che ho fatto finora.
Mi sento come se i mesi fossero volati, letteralmente, e fa senso pensare che un anno sia passato così velocemente. E' ovvio che non vedo l'ora di tornare, di riassaporare i saporti di casa e respirare la calda aria mediterranea, ma mi rendo anche conto che ci lasciare le mie abitudini belga porta anche molta tristezza. Come sarà la vita senza De Lijn? Come sarà non prendere più almeno una volta al mese un treno della NMBS? Non vedere più centinaia di Panos o insegne di Het Belang Van Limburg. Nessuna Liefmans, Rodenbacht, Jupiler... Okay, ho ancora altri tre mesi, ma credete davvero che 90 giorni siano tanti? Sul serio? Ho l'ansia a mille: ci sono ancora così tante cose da fare, progetti da portare a termine, liste da completare, obiettivi da raggiungere, che quasi mi gira la testa se ci penso! Ma meglio non farsi prendere dal panico: per riuscire nel proprio intento bisogna sempre mantenere la calma ed il sangue freddo.
Inoltre, pensare di tornare mi spaventa terribilmente: se penso alla mia vita una volta tornata vedo solo un grande, grandissimo buco nero. Nessuna delle cose che ho lasciato è rimasta com'era e non so che piega prenderà la mia vita una volta rientrata... Ma meglio non pensarci troppo, non è ancora tempo per fare questi discorsi.
Tuttavia, devo farvi questa piccola confessione: ogni tanto, prima di dormire la maggior parte delle volte in realtà, mi faccio un po' il film dell'arrivo in aeroporto.. Penso chi ci sarà, chi non, come sarà sentirmi di nuovo a casa dopo dieci lunghi mesi di assenza.. In generale non mi piace farmi troppe 'illusioni' o cose del genere, ma è un'idea che mi torna in mente spesso. Più che altro perché penso che solo allora si vedrà chi è realmente importante e chi no, chi c'è e chi no. Chissà... vedremo.
Per adesso mi dico abbastanza soddisfatta delle amicizie che sono durate nonostante la distanza e talvolta anche a prolungati silenzi, ma c'è questo di meraviglioso: nonostante gli impedimenti e i rapporti talvolta sporadici, ci sono amicizie che hanno saputo resistere e persone che contano i giorni aspettando solo di riabbracciarvi. Queste sono le cose meravigliose della vita. Alla fine... rimane solamente chi vuole davvero rimanere: non importa che tu viva nella sua stessa città, in un'altra o su Marte: chi ti ama resta, a prescindere da tutto. E a chi ha preferito altro, posso solo dire che mi dispiace, ma infondo io non ho mai chiesto a nessuno di incatenarsi a me: siamo tutti liberi ed è proprio nella totale libertà che emerge la vera natura delle persone. E credo di aver detto abbastanza.
Una cosa è certa: (come disse la saggia Barbara<3) abbiamo una missione da portare a termine e poco importa se il percorso è stato ed è ancora oggi molto faticoso e doloroso. Non si torna indietro: piedi affondo e denti stretti, le cose vanno finite, questa missione va portata a termine, in tutto e per tutto!
Quindi, sì: iniziamo questo nuovo countdown! Non servirà solo per sapere quanto tempo manca per riabbracciare tutti, ma anche per 'dare più senso ai giorni che restano', per non buttare via nemmeno un istante.
Voglio concludere al meglio quest'avventura e ho fiducia in me e nel futuro quando dico che CE LA FARO'.